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giovedì 20 gennaio 2022

RECENSIONE: GEORGES SIMENON - MARIE LA STRABICA

 

Sinossi:

«E sempre Marie aveva parlato con quella voce, sem­pre si era ostinata a dire, pacatamente, tutte quelle cose che alla gente non piace sentirsi dire. Forse per­ché era brutta e strabica?»

Marie qui louche è un romanzo pubblicato in Francia nel 1952, tradotto in Italia nel 1963 da Mondadori, divenuto introvabile e ora finalmente riproposto da Adelphi.
Sylvie ha diciassette anni ed è bella, procace, impudica; ha un seno magnifico, che eccita gli uomini, e prova piacere «a guardarselo, ad afferrarlo a piene mani». Marie, che ha un anno più di lei, è brutta e strabica, timida e spaurita; a scuola le compagne «le giravano alla larga, dicevano che aveva il malocchio». Da piccole, Sylvie le prometteva: «Quando sarò ricca ti prenderò come cameriera, e ogni mattina mi pettinerai». Eppure, di quello che passa per la testa di Sylvie, che adora e disprezza al tempo stesso, Marie intuisce tutto. Sa perché si spoglia davanti alla finestra aperta con la luce accesa, e sa anche che è lei a provocare il suicidio di Louis, il ragazzo ritardato ed epilettico che si aggira di sera nel giardino della pensioncina dove entrambe lavorano. Priva di scrupoli, ferocemente determinata a fuggire quella povertà che le fa orrore, Sylvie lascia la provincia e parte alla conquista di Parigi. Marie, che appartiene alla razza delle creature «segnate dalla malasorte», la segue nella capitale, ma si rassegna all'esistenza mediocre a cui è destinata. Quando, molti anni dopo, le due donne si rincontreranno, sarà Sylvie ad aver bisogno dell'aiuto di Marie, e questa sembrerà assecondarla con la succube arrendevolezza di sempre. Ma forse, questa volta, con il segreto proposito di rovesciare i ruoli: chi sarà, allora, la serva, e chi la padrona?

 

Commento:

"Marie la strabica" è un libro singolare rispetto all'amplissimo catalogo della prosa di Simenon: è enigmatico e descrittivo come i migliori romanzi di Simenon, eppure non è un giallo e non presenta lo stesso approfondimento psicologico di altre opere. È Simenon, ma non è Simenon. Le cose cominciano bene, quando Simenon ci presenta le due protagoniste, Silvie e Marie, l'una abbastanza inquadrabile e dall'evoluzione prevedibile e l'altra assolutamente anomala ed enigmatica. Poi, nella seconda parte del libro, qualcosa cambia ed è quasi come leggere un'altra opera, qualcos'altro, qualcosa di diverso: Silvie è sempre Silvie, prevedibilmente, mentre Marie… beh, se avevamo creduto di capirne il carattere almeno per sommi capi, qui comprendiamo che non è assolutamente così. Ci sono, in questo romanzo, molte delle caratteristiche stilistiche tipiche di Simenon che, tuttavia, risulta in un certo qual modo diverso da se stesso. Sarà forse questo ad avermi reso comunque gradita questa lettura? O sarà qualcosa che sta nel libro stesso? Non so dirlo, ma ad ogni modo, lo consiglio.

 

Opera recensita: "Marie la strabica" di Georges Simenon

Editore: Adelphi, 2019, prima ed. originale 1952, prima ed. italiana 1963

Traduttore: Laura Frausin Guarino

Genere: letteratura francese

Ambientazione: Francia

Pagine: 192

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

 

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