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lunedì 18 giugno 2018

RECENSIONE: ANDREA CAMILLERI - LA MOSSA DEL CAVALLO


Sinossi:

L’azione si svolge nel 1877 e trae spunto da un episodio raccontato nella famosa inchiesta sulla Sicilia da Leopoldo Franchetti. Giovanni Bovara, nato

in Sicilia ma trasferitosi a soli tre mesi d’età a Genova, viene mandato nell’isola come ispettore ai mulini, dopo che i due che l’hanno preceduto sono

morti ammazzati. A Vigàta rimane invischiato nei potentati locali, dal prete ai politici, agli uomini d’onore a infidi azzeccagarbugli che gli mandano

messaggi in codice che Bovara, integerrimo funzionario, non può capire. Va dritto per la sua strada, che è quella della legge, e ragiona in dialetto genovese,

ma è proprio questo che gli impedisce di cogliere la rete che lo va stritolando. Così quando viene ucciso il prete, donnaiolo e in fama d’usuraio, l’unica

maniera per difendersi dalla paradossale situazione in cui si è venuto a trovare - quella di essere accusato del delitto che ha denunziato - è la mossa

del cavallo. Giovanni Bovara dunque si mette non solo a parlare ma anche a pensare in siciliano, un dialetto che credeva d’aver perso, ma che sboccia spontaneo

dalle sue labbra e si rivela la chiave per comprendere l’accaduto e soprattutto per dare scacco a chi controlla un paese intero. Insomma una autentica

provocazione che rovescia la trappola fabbricata per lui. La connessione delle lingue: l’italiano postunitario, le parole della burocrazia, i dialetti

genovese e siciliano; basta trovare il codice giusto per risolvere il corto circuito e accedere alla soluzione. Ed è questo che rende questo romanzo (che

al racconto alterna verbali, documenti, corrispondenze e articoli fittizi) unico e uno dei più felici di Andrea Camilleri: per la scena animata e umoristica

e il rovesciamento dei ruoli, per l’irrisione dei siciliani, fra cadaveri che appaiono e scompaiono, testimoni che si volatilizzano, parole sussurrate

a mezza voce, una farsa tragica.

 

Commento:

Come suggerisce anche il titolo, la storia descritta in questo libro è, in pratica, un’autentica partita a scacchi: da una parte ci sono i buoni, come l’integerrimo ragioniere Giovanni Bovara, neoispettore ai mulini a Vigata, dall’altra i cattivi, come il potente Don Cocò Afflitto, l’avvocato Fasulo, il Delegato Spampinato, addirittura il prete Don Carnazza. Quando Giovanni Bovara, già ispettore a Reggio Emilia, arriva in Sicilia si ritrova per le mani una situazione spinosa: un ufficio a soqquadro, carte sparse ovunque, gente che mette le mani dove non dovrebbe, permissività e lassismo che sono la normalità, tangenti regolarizzate, ecc. Nel denunciare tutto ciò, Bovara pesta inconsapevolmente i piedi a chi questo traffico lo controlla, lo ha creato e lo gestisce con l’accordo di istituzioni, magistratura e forze armate. Le sue indagini, però, non cadono nel vuoto e se da un lato qualcuno cerca di farlo passare per pazzo, qualcun altro raccoglie l’assist di Bovara e indaga. Questa incresciosa preoccupazione va a congiungersi fatalmente con altre questioni locali – fatte di tradimenti, eredità e fatti di denaro – fino a deflagrare in un omicidio che fa rumore e del quale Bovara è involontario testimone. Per i neri l’occasione è ghiotta ed il piano d’accusa è ingegnoso. L’unico modo che ha Bovara per sfuggire alla gogna è giocare d’astuzia e imparare a pensare, agire, ragionare come i suoi avversari. Ci riesce e il risultato è sorprendente: una provocazione sottile ed efficace che ha come coprotagonista il dialetto siciliano. Grande importanza, infatti, riveste il linguaggio in questo libro: si passa da un italiano pomposo e burocratizzato al siciliano stretto usato da tutti i locali, al genovese altrettanto stringato nel quale ragiona Giovanni. Quando finalmente l’ispettore si troverà costretto a scagionarsi dal cappio che gli è stato teso, comincerà a ragionare, pensare e parlare in siciliano. Sarà questa la chiave della sua salvezza.

Una lettura piacevolissima, una farsa tragica che fa sorridere, ridere e riflettere. Ci vorrebbe un’alta cultura letteraria che, mio malgrado, non ho per spiegare i mille simbolismi e richiami letterari presenti in un libro così breve; ciò che posso affermare con sicurezza è che non ne resterete delusi: pagine di letteratura con funzione didattica che consiglio caldamente. Libro davvero molto, molto interessante.

 

 

Opera recensita: “La mossa del cavallo” di Andrea Camilleri

Editore: Sellerio, prima ed. 1999

Genere: giallo storico

Ambientazione: Sicilia, 1877

Pagine: 272 (ed. Sellerio 2017)

Prezzo: 14,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

 

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