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domenica 5 luglio 2020

RECENSIONE: ATIQ RAHIMI - I PORTATORI D'ACQUA


Sinossi:
Nel cuore dell'Afghanistan, protetta dalle cime dell'Hindu Kush, sorge la fertile valle di Bamiyan. Dalle loro nicchie millenarie scavate in una parete di roccia, due gigantesche statue di Buddha dominano il paesaggio e il sole le colora di sfumature straordinarie a ogni alba, a ogni tramonto. Ma è l'11 marzo 2001: nella valle di Bamiyan il sole non può illuminare altro che tristi macerie. 11 marzo 2001. È mattina a Parigi. Tom si alza e si prepara a partire per Amsterdam. Tom, che in realtà si chiama Tamim, è afghano, vive in esilio in Francia e fa il rappresentante. Soffre di paramnesia: ha sempre la sensazione di aver già visto, già vissuto la sua vita. È sposato con Rina: ha deciso che quel giorno la lascerà per Nuria, la giovane e misteriosa amante che lo aspetta in Olanda. Ma quando arriva ad Amsterdam, Nuria è scomparsa. Sarà l'ambigua Rospinoza, una carismatica amica della ragazza, a dargli le risposte che sta cercando? Per Tom quella giornata piú di ogni altra assume quasi i contorni di un sogno. 11 marzo 2001. È mattina a Kabul. Yussef si alza per svolgere come sempre il suo lavoro di portatore d'acqua. Se non lo farà, i talebani lo puniranno duramente con novantanove frustate sulla schiena. Yussef è povero, analfabeta, e tutti lo scherniscono trattandolo da eunuco. Prima di partire in esilio, suo fratello gli ha affidato la moglie Shirin. La donna è taciturna e apatica: Yussef si tormenta e vorrebbe aiutarla, ma assurde convenzioni gli impongono di non avere pietà per una donna abbandonata. E di tacere l'affetto proibito che prova per lei. Quel giorno, mentre i talebani distruggono i Buddha di Bamiyan in quanto icone non musulmane, Shirin scompare. Sarà l'enigmatico Lala Bahari, commerciante sikh convertito al buddismo, il custode delle risposte che Yussef sta cercando? Per Yussef quella giornata particolare assume quasi i contorni di un sogno.

Commento:
Capitano libri, sulla strada di ogni lettore, che ci si sente di voler consigliare, ma non si riesce a razionalizzare il perché: non si può dire che ci siano piaciuti tanto da consigliarli senza remore, né che l'esperienza di lettura sia stata negativa al punto di "bocciarli". I portatori d'acqua è uno di questi: mi è piaciuto abbastanza, ma non so perché. Forse sarà merito dell'ambientazione, quell'Afganistan di cui ho letto molto e che sempre mi attrae, o magari la storia tra Tom e Nuria e le sue titubanze a lasciare la moglie, o forse sono stati tutti i riferimenti a religione e desiderio, un binomio respingente che tuttavia può trovare posto nello stesso romanzo. Atiq Rahimi crea, in queste pagine, un equilibrio fragilissimo fatto di amore, fede, cultura, politica, incertezza, necessità di recuperare la propria libertà, di sgravarsi da un peso che schiaccia la schiena, di conoscere se stessi e scoprire l'amore. Un equilibrio fatto di tradizione ed esilio, di oppressione e desiderio di fuga, il tutto visto attraverso le vite di due uomini, entrambi afgani, che più diversi non si potrebbe eppure accomunati da molte, molte cose. Un romanzo singolare, che in una dimensione onirica e nebulosa, racconta due facce di un mondo pieno di contraddizioni, ma sicuramente affascinante e da approfondire.

Opera recensita: "I portatori d'acqua" di Atiq Rahimi
Editore: Einaudi, 2020
Genere: narrativa straniera
Ambientazione: Kabul-Parigi-Amsterdam
Pagine: 192
Prezzo: 18,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7.


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