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lunedì 9 maggio 2016

RECENSIONE: ISABEL ALLENDE - L'AMANTE GIAPPONESE


Sinossi:

Alma Belasco, affascinante pluriottantenne, colta e facoltosa, decide di trascorrere gli ultimi anni della sua vita a Lark house, una residenza per anziani nei pressi di San Francisco. In questa struttura, popolata da affascinanti e bizzarri anziani di diversa estrazione sociale, stringe amicizia con Irina, giovane infermiera moldava, di cui presto si innamorerà il nipote Seth Belasco. Ed è ai due giovani che Alma inizierà a raccontare la sua vita, in particolare la sua grande storia d'amore clandestina, quella con il giapponese Ichi, figlio del giardiniere dell'aristocratica dimora in cui ha vissuto, nonché compagno di giochi sin dalla più tenera infanzia. Sullo sfondo di un paese attraversato dalla seconda guerra mondiale, con le taglienti immagini di una storia minore - quella dei giapponesi deportati nei campi di concentramento -, si snoda un amore fatto di tempi sbagliati, orgoglio malcelato e ferite da curare, ma al tempo stesso indistruttibile, che trascende ogni difficoltà e vive in eterno nel cuore e nei ricordi degli amanti.

 
Il libro di cui vi parlo oggi è l’ultima fatica di Isabel Allende, penna di prim’ordine della letteratura latinoamericana.
Il racconto prende il via dalla residenza per anziani di Lark House, dove la giovane Irina, immigrata moldava prende servizio nel 2010. Tra i suoi incarichi extra Irina ha il compito di aiutare l’anziana e ricca signora Alma Belasco a ricomporre le sue memorie e per questo la ragazza raccoglie le sue confidenze. Nel suo lavoro Irina incontra Set, nipote di Alma, che sta redigendo un libro sulla famiglia Belasco e ben presto i due giovani si ritrovano ad indagare su alcuni misteri della vita di Alma.
Ora, trattandosi della Allende, immagino che dovrei lanciarmi in lodi sperticate del suo ultimo libro, dovrei dire che è bellissimo, che non vedevamo l’ora che tornasse e che l’attesa è stata ampiamente ripagata… Ma visto che vi ho promesso onestà, beh… dirò la verità: questo libro è carino, ma non bello. Non vedevo l’ora di leggerlo, ma le mie aspettative (alte, lo confesso) sono state deluse.
A quanto mi era parso di capire, questo libro si propone di narrare, attraverso il racconto della storia d’amore tra l’anziana e facoltosa Alma ed il giardiniere giapponese Ichimei, la storia della deportazione giapponese avvenuta ad opera degli Stati Uniti durante la II guerra mondiale. In effetti, è proprio questo che la Allende cerca di fare per buona parte del libro, ma, a parer mio, senza riuscirci a pieno: la storia d’amore finisce per travolgere la vicenda storica che rimane sullo sfondo, relegata in una parte del libro. Ho letto libri che, pur raccontando una storia d’amore, affrontano molto meglio la vicenda della deportazione: un esempio è “Il gusto proibito dello zenzero” di Jamie Ford.
Poi il libro è ben scritto, per carità… stiamo pur sempre parlando della Allende, ma non mi ha trasmesso le emozioni che mi aspettavo e che ho trovato in altri libri della stessa autrice, come il capolavoro “la casa degli spiriti”, ma anche “L’isola sotto il mare” o “d’amore e ombra”. Con quest’ultimo libro ci sono delle analogie: entrambi si aprono in una residenza per anziani, che ne “l’amante giapponese” ha un’importanza maggiore; in entrambi i casi c’è una vicenda storica da raccontare, nel caso di “d’amore e ombra” le vicende del Cile degli anni 70 e la dittatura di Pinochet. In “d’amore e ombra” l’esperimento di raccontare una vicenda storica riesce perché tutto viene narrato al presente, gli eventi sono enumerati man mano che accadono, le sensazioni dei protagonisti sono più vivide. Ne “l’amante giapponese”, invece, i continui salti tra passato e presente, tra racconto e ricordo, risultano spesso sconnessi, deconcentrano e stancano il lettore.
Paradossalmente, mi è piaciuta di più la storia tra Irina e Set, con tutte le implicazioni sul passato della ragazza… Questa storia si sviluppa parallelamente al racconto dei ricordi di Alma e credo che, l’intenzione dell’autrice fosse di farla rimanere sullo sfondo per condire un po’ la parte del libro ambientata nel presente. Ebbene, mi è sembrata più vera, cruda e toccante dei sessant’anni di travagliato amore tra Alma ed Ichi. Alma, dal canto suo, non mi piace particolarmente: è volubile, altera, viziata, soccombe alle passioni in modo egoistico e poi fa come il coccodrillo che prima mangia la preda e poi piange!
Anche il finale mi ha lasciata alquanto perplessa, l’ho trovato frettoloso e sbrigativo. Che dire… non so se consigliarvelo… ma forse sì, dai, solo perché è la Allende! Quindi leggetelo, ma senza aspettarvi chissà cosa!

 
Opera recensita: “l’amante giapponese” di Isabel Allende

Editore: Feltrinelli (I narratori), 2015

Genere: narrativa latinoamericana
Ambientazione: America, dagli anni della II guerra mondiale e oggi
Pagine: 288

Consigliato: sì/no

Consigli correlati:

Libri sullo stesso argomento: “La neve cade sui cedri” di David Guterson; “Il gusto proibito dello zenzero” di Jamie Ford.

 

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