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lunedì 15 gennaio 2018

RECENSIONE: ILARIA TUTI - FIORI SOPRA L'INFERNO


Sinossi:

«Tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo, giù nell’orrido che conduce al torrente, tra le pozze d’acqua smeraldo che profuma di ghiaccio, qualcosa

si nasconde. Me lo dicono le tracce di sangue, me lo dice l’esperienza: è successo, ma potrebbe risuccedere. Questo è solo l’inizio. Qualcosa di sconvolgente

è accaduto, tra queste montagne. Qualcosa che richiede tutta la mia abilità investigativa. Sono un commissario di polizia specializzato in profiling e

ogni giorno cammino sopra l’inferno. Non è la pistola, non è la divisa: è la mia mente la vera arma. Ma proprio lei mi sta tradendo. Non il corpo acciaccato

dall’età che avanza, non il mio cuore tormentato. La mia lucidità è a rischio, e questo significa che lo è anche l’indagine. Mi chiamo Teresa Battaglia,

ho un segreto che non oso confessare nemmeno a me stessa, e per la prima volta nella vita ho paura.»

Questo non è soltanto l’esordio di una scrittrice di grandissimo talento. Non è soltanto un thriller dal ritmo implacabile e dall’ambientazione suggestiva.

Questo è il debutto di una protagonista indimenticabile per la sua straordinaria umanità, il suo spirito indomito, la sua rabbia e la sua tenerezza.

 

Sinossi:

Ecco… ancora una volta mi trovo a recensire un libro per niente facile da analizzare, un libro così peculiare che l’unico aggettivo che userei per definirlo è “sorprendente”. La mia recensione sarà, quindi, molto personale.

Tanto premesso, confesso che ad incuriosirmi, prima ancora della trama del libro, è stato il gran parlare che se ne sta facendo: mi ci sono avvicinata con la mia solita diffidenza perché volevo capire se fosse il solito caso editoriale in stile “Ragazza del treno” con tanto fumo e poco arrosto, o se ne valesse davvero la pena. Altro punto che mi ha dato qualche perplessità all’inizio è stato leggere, nelle note biografiche, che l’autrice ama i romanzi di Donato Carrisi che, invece, non rientra propriamente nei miei autori preferiti… capite quindi con che preconcetti mi approcciavo alla lettura!

 Ed in effetti l’influenza di Carrisi in questo libro si sente, soprattutto all’inizio: il linguaggio usato dall’autrice, come quello di Carrisi, è molto articolato, a volte non proprio lineare, ma mentre Carrisi mi dà sempre l’impressione di dire in modo troppo elaborato cose che richiederebbero molte meno parole, ho capito ben presto che i concetti espressi e le descrizioni contenute in queste pagine non avrebbero potuto trovare registro linguistico più appropriato. Ho fatto in fretta, quindi, ad abituarmi allo stile e ad entrare nella vicenda che, vi assicuro, è tutt’altro che banale e, ancora adesso, a lettura ultimata, mi lascia scossa per la sua crudezza e veridicità.

C’è un’indagine di polizia, c’è una serie di delitti, c’è un assassino che non rientra in nessuna categoria psicologica predefinita perché a volte uccide e a volte lascia vive le sue vittime, ci sono simboli difficili da codificare, c’è una comunità poco collaborativa ed abituata a sbrigarsela da sola e quindi poco tollerante nei confronti di poliziotti di città che vengono a rovistare nei suoi segreti. E poi c’è un territorio affascinante e malevolo, una terra portentosa e respingente, e c’è una donna, Teresa Battaglia, che porta nel nome tutta la sua essenza. E’ il commissario a capo dell’indagine, ha una mente veloce ed allenata che è la sua arma migliore perché le permette di capire le persone, la loro sofferenza, le emozioni che le spingono a commettere un delitto. Ma prima che un poliziotto, Teresa è soprattutto una persona, con pregi e difetti, con un corpo acciaccato dall’età, dalle sofferenze passate ma non sopite e da una malattia incipiente che minaccia di toglierle ciò che ha di più caro: la lucidità. Schietta, arguta, dura, Teresa non vuole piacere per forza; eppure, nonostante i suoi modi tutt’altro che accoglienti, tutti le portano rispetto, considerazione ed ammirazione. Perché? Perché non è solo brava nel suo lavoro: è dotata di una grande empatia e di una profonda umanità. E non potrebbe essere che lei l’unica persona in grado di capire un colpevole così fuori dalle righe, un carnefice-vittima, una sorta di “angelo vendicatore”, un padre che protegge i propri cuccioli.

E con queste premesse, come si può non consigliare questa lettura? Un’altra cosa che mi ha convinta in questo libro è il profondo legame con il territorio in cui è ambientato: una terra meravigliosa e ostile che, come il grembo di una madre, accoglie e protegge chi la abita e respinge con forza chi vuole violarla.

Come credo abbiate intuito, questo libro ha un’anima sua, una sua malia intrinseca, che pur attrae e cattura il lettore disturbando la quiete dell’anima. Un thriller psicologico scritto con penna sicura che di certo farà ancora parlare (bene) di sé. Ci sono elementi, infatti, che farebbero pensare ad un seguito o magari ad una saga… personalmente, a questo punto, me lo auguro perché, fidatevi, oltre a quello che vi ho anticipato, c’è molta più carne al fuoco. Perciò non lasciatevi sviare da parole come “esordio”, o “debutto”… questo è un thriller maturo, vale la pena di leggerlo e di lasciarsi sorprendere.

 

Opera recensita: “Fiori sopra l’inferno” di Ilaria Tuti

Editore: Longanesi, 2018

Genere: thriller psicologico

Ambientazione: Friuli, al confine con l’Austria

Pagine: 366

Prezzo: 16,90 €

Consigliato: sì

Voto: 9.

 

 

 

 

 

 

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