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giovedì 25 gennaio 2018

RECENSIONE: JEFFERY DEAVER - L'UOMO SCOMPARSO (LINCOLN RHYME 05)


Sinossi:

In una scuola di musica di New York una giovane studentessa viene assassinata. L’omicida si è barricato in una classe, chiudendosi a chiave dall’interno.

La polizia circonda l’edificio, ma quando irrompe nell’aula dopo averne sfondato la porta non trova traccia del fantomatico killer. Una sfida difficile

e insidiosa per il criminologo Lincoln Rhyme, coadiuvato come sempre dalla fida assistente Amelia Sachs: trovare il “Negromante”, il criminale illusionista

che li provoca con delitti sempre più efferati e sparizioni sempre più diaboliche. Per scoprire la sua vera identità si inoltreranno nel mondo ambiguo

e inquietante dei maghi e degli artisti della fuga, in una corsa contro il tempo per scongiurare altre morti ed evitare che quello spietato killer trasformista

scompaia, questa volta per sempre…

 

Commento:

Una delle capacità innate e più sorprendenti di Jeffery Deaver è, a mio parere, quella di riuscire a far sembrare credibile anche la storia più assurda. E far trovare credibile ad una mente improntata alla razionalità come la mia una storia di maghi e trucchi da circo… vi assicuro che non è impresa facile. Eppure…

Per descrivere questo quinto volume della saga di Lincoln Rhyme e Amelia Sachs mi vengono in mente vari paragoni: potrei assimilarlo alle scatole cinesi, un primo delitto che ne nasconde e ne genera tanti altri; oppure potrei usare un esempio fatto dallo stesso Deaver in queste pagine, ossia il metodo Suzuki con cui si insegna ai pianisti in erba ad affrontare gli esercizi completando vari livelli di difficoltà; oppure potrei paragonarlo ad un difficilissimo videogioco dove per progredire bisogna affrontare varie “missioni” a livelli crescenti di complessità. Ma, fondamentalmente, questo thriller si basa su un unico concetto: una gigantesca, abbagliante illusione. Il suo protagonista, il killer, il negromante, è un portentoso illusionista che utilizza i più pericolosi trucchi di magia per uccidere le sue vittime e, per farlo, non esita a commettere altri crimini collaterali al suo piano, delle “diversioni” al solo scopo di confondere chi indaga e allontanarlo dall’obiettivo principale: una vendetta programmata e pianificata per anni, un crimine quasi perfetto. Ma Rhyme, a suo modo, è un illusionista altrettanto bravo, altrettanto in grado di entrare nella mente del killer e di non lasciarsi ingannare dai suoi trucchi. E così la caccia si snoda in un susseguirsi di colpi di scena che sembrano davvero non finire mai: nulla, davvero nulla, in questa storia è come appare.

E siamo di fronte, ancora una volta, alla manifestazione della bravura di un grande scrittore: non posso farci nulla, la mia stima per Deaver aumenta ad ogni nuova lettura della sua vastissima produzione. Sì, volendo superare le considerazioni personali, devo ammettere che molte cose sono, per così dire, “tirate per i capelli” e poco realistiche, ma nel complesso tutto torna, tutto è funzionale allo spettacolo, nessuna nota stonata, “il pubblico ha perso e l’illusionista ha vinto!”… anche stavolta.

Lo stile è il “solito”: colpi di scena, velocità, momenti di angoscia e riflessione alternati a momenti di azione convulsa. E sullo sfondo le vicende personali di Lincoln e Amelia che progrediscono con il loro affiatamento. Nulla, davvero nessun dettaglio, è lasciato al caso nei libri di questo genio del thriller, di quello che ormai è diventato uno dei miei autori preferiti in assoluto. Se ancora non si fosse capito, lettura assolutamente consigliata, non staccata però dai precedenti volumi della saga.

 

 

Opera recensita: “L’uomo scomparso” di Jeffery Deaver

Editore: Sonzogno, 2003 – Bur, 2007

Genere: thriller

Ambientazione: New-York

Pagine: 464

Prezzo: 9,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9

 

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