Sinossi:
Lincoln Rhyme torna in
scena, sulla scena del crimine, naturalmente: che questa volta si trova alle
Bahamas ed è la stanza d'albergo in cui un cecchino ha ucciso Robert Moreno,
cittadino americano, noto attivista a favore dei diritti dei popoli del Sud America.
L'omicidio è stato commissionato dal governo degli Stati Uniti per sventare i
piani terroristici dell'uomo, ma i primi accertamenti rivelano che Moreno stava
preparando una manifestazione pacifica e non un attentato. Per Nance Laurel,
rigida viceprocuratore distrettuale animata da una totale, quasi fanatica
dedizione al suo mestiere, l'organizzazione che ha eliminato Moreno e altri due
innocenti deve essere inchiodata alle sue responsabilità. Rhyme e la sua
partner Amelia Sachs indagano seguendo la scienza e l'intuito, com'è loro
abitudine. Ma ai Caraibi le tracce lasciate dal cecchino svaniscono appena
prima che Rhyme le riesca ad analizzare, e la polizia locale non sembra ansiosa
di collaborare. Rimasta a New York, Amelia Sachs segue una pista parallela
ripercorrendo gli ultimi giorni di Moreno da vivo: e le sue intuizioni si
rivelano così esatte da farle correre pericoli sempre più alti. Nelle pieghe
del caso si annida anche un killer con la passione per l'alta cucina, che sa
usare da virtuoso i suoi sofisticati coltelli; e intanto nella Stanza della
Morte vengono prese decisioni che ancora una volta rischiano di confondere
colpevoli e innocenti.
Commento
Beh, cosa dire…? Strana, stranissima indagine quella che
troviamo nel decimo caso di Lincoln Rhyme e Amelia Sachs. Strana perché, per un
bel pezzo, non ci sono prove fisiche, non c'è griglia da analizzare e soprattutto
i piani d'azione da monitorare sono almeno tre: quello delle indagini, quello
dell'assassino e quello del suo mandante… e non è detto che nel corso della
storia non ne spuntino altri!
Dopo un inizio un po' barcollante che farebbe presagire un clamoroso
flop, il nostro Jeffery risolleva la storia portandola su binari più consueti e
a lui congeniali e regalandoci un'altra superba indagine. La tensione cresce
con lo scorrere delle pagine, anche se non raggiunge mai picchi vertiginosi che
abbiamo visto in altri libri; il tutto, in definitiva, sembra (e nonostante
tutte le spiegazioni di Rhyme, rimane fino alla fine) un po' troppo
"fumoso": sarà l'argomento ostico, saranno i servizi segreti con i
loro obiettivi e le loro dinamiche contorte, ma non arriviamo mai, in questa
storia, a diradare definitivamente il fumo.
Comunque si tratta di un buon libro, di un'indagine ben scritta
e ben pianificata, nonostante qualche tentennamento iniziale. Consigliato,
ovviamente, come tutti i libri di Rhyme e, in generale, di Deaver!
Opera recensita: "La stanza della morte" di
Jeffery Deaver
Editore: Rizzoli, 2013
Genere: Thriller
Ambientazione: New York-Bahamas
Pagine: 591
Prezzo: 14,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.
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