Sinossi:
«Lei è Norma l’inflessibile, la regola, la legge: non può scappare. Porta
indietro il braccio. Nel suo sangue si annida la sua condanna. È già stata qui,
ha già lottato, e così sarà sempre. Lei è il cherubino del Magnificat,
un gatto selvatico. Appartiene al fiume, non può tornare a casa».
È il 1951. In un
piccolo casolare nella campagna del Polesine, dove i temporali ingoiano
all’improvviso i cieli luminosi e il granturco cresce alto e impenetrabile,
vivono Norma e Nilde, due cugine cresciute come se fossero sorelle dopo che un
bombardamento durante la guerra ha ucciso le loro madri. Nilde è una ragazza
riservata e timorosa di tutto e la sua ansia aumenta quando Norma inizia a
comportarsi in maniera strana. Da quando è caduta dalla bicicletta mentre raccoglieva
le ciliegie, sua cugina non sembra più la stessa: scompare senza motivo ogni
volta che scoppia un temporale, è scontrosa, non le parla, impedendole persino
di avvicinarsi. Nilde prova a seguirla nei campi, ascolta le voci che circolano
in paese, ma non riesce a capire perché la sua Norma, il suo punto di
riferimento nella vita, bella come la Madonna
del Magnificat che le loro madri tanto veneravano, le stia facendo questo. Cosa
spinge Norma ad allontanarsi da Nilde e a fuggire come una bestia selvatica al
primo rombo di tuono? Cos’è successo quel pomeriggio lungo l’argine del fiume?
Perché tra di loro quell’abisso improvviso di silenzi e bugie? Il legame
indissolubile che lega le due protagoniste verrà messo a dura prova da
inquietanti apparizioni e inspiegabili fughe in una storia perturbante fatta di
assenze e di mistero. Sullo sfondo, una terra magnetica, insidiosa come il
fiume che la attraversa: quel Po che la rende fertile ma che talvolta la
travolge per riprendersi tutto. Un libro intenso e visionario in grado di
scandagliare i segreti della natura e dell’animo umano. L’esordio straordinario
di una giovanissima autrice.
Commento:
Se dovessi sintetizzare in una frase il mio pensiero su
questo romanzo, direi che è certamente ben scritto, ma non mi ha convinto del
tutto. Provo a spiegarmi meglio: pur essendo lei giovanissima (classe 1995), la
scrittura di Sonia Aggio è adulta, ricercata, potente, eppure… Eppure vi ho
trovato una vena di freddezza, quasi che volesse prendere le distanze dalla
storia che raccontava, forse per non lasciarsene travolgere, forse con
l'intento di raccontare meglio. Il risultato, però, è stato un libro che non mi
ha coinvolto, il che è quasi assurdo data la portata degli eventi narrati. È come
se il cerchio non si sia chiuso, come se il mistero non mi sia stato
completamente svelato, nonostante molto di quanto raccontato trovi una parvenza
di spiegazione. Probabilmente, poi, l'autrice ha peccato di poca contestualizzazione
temporale: dire "1951" può non bastare se non si porta il lettore
dentro la storia, a vivere il tempo della narrazione, a fidelizzare con i
personaggi… e a me non è successo. Non mi è successo con Nilde, né con Norma,
né con il paese in cui vivono che pure ha un suo ruolo importante… non mi ha sconvolto
né addolorato quanto accaduto loro, io che piango guardando un film o leggendo
di un'ingiustizia… quindi qualcosa, nel modo di raccontare questa storia, per
me non è andato. C'è molto potenziale in questo libro, ma si sarebbe potuto
fare di meglio nel raccontare questa storia della quale, a fine lettura,
sappiamo poco o niente: non sappiamo se, al di là del mistero, ci siano
collegamenti storici, se la piena si sia verificata davvero, se le
superstizioni di cui è intrisa la storia siano un'invenzione letteraria o ci
sia qualcosa di reale… certo, potremmo fare una ricerca su internet,
documentarci, ma con così poche informazioni quasi passa la voglia. Un libro
affatto brutto, s'intende, ma a parer mio restano troppe cose non dette. Ne
sconsiglio la lettura? No, dategli una possibilità, specie se ne sapete più di
me su quanto raccontato, ma non mi sento nemmeno di consigliarlo senza riserve.
Quanto all'autrice, leggerò ancora suoi eventuali scritti perché mi
incuriosisce la sua scrittura e spero possa crescere, perfezionarsi e fiorire
in una grande autrice.
Opera recensita: "Magnificat" di Sonia Aggio
Editore: Fazi, 2022
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Polesine, bassa veneta, provincia di Rovigo
Pagine: 202
Prezzo: 17,00 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 6,5.
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