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giovedì 16 gennaio 2020

RECENSIONE: STEFANO MASSINI - EICHMANN. DOVE INIZIA LA NOTTE


Sinossi:
Nel 1960 viene arrestato in Argentina Adolf Eichmann, il gerarca nazista responsabile di aver pianificato, strutturato e dunque reso possibile lo sterminio di milioni di ebrei. Dai verbali degli interrogatori a Gerusalemme, dagli atti del processo, dalla storiografia tedesca ed ebraica oltre che dai saggi di Hannah Arendt, Stefano Massini trae questo dialogo di feroce, inaudita potenza. Il testo è un atto unico, un’intervista della stessa Arendt a colui che più di tutti incarna la traduzione della violenza in calcolo, in disegno, in schema effettivo. In un lucidissimo riavvolgere il nastro, Eichmann ricostruisce tutti i passaggi della sua travolgente carriera, dagli albori nella piccola borghesia travolta dalla crisi fino all’ebbrezza del potere, con Hitler e Himmler raccontati come mai prima, fra psicosi e dolori addominali, in un tripudio di scuderie, teatri e salotti. Da una promozione all’altra, in un crescendo di poltrone, prestigio e denaro, si compone lentamente il quadro della Soluzione Finale, qui descritta nel suo aspetto più elementare di immane macchina organizzativa: come si sperimentò il gas? Quando fu deciso (e comunicato) l’inizio dello sterminio? Come si gestiva in concreto l’orrore di Auschwitz? Ed ecco prendere forma, passo dopo passo, una prospettiva spiazzante: Eichmann non è affatto un mostro, bensì un uomo spaventosamente normale, privo di alcun talento se non quello di trarsi d’impaccio, capace di stupire più per la bassezza che per il genio. Incalzato dalle domande della filosofa tedesca, egli si rivela il ritratto squallidissimo dell’arrivismo, della finzione, del più bieco interesse personale, ma niente di più. È mai possibile che l’uomo più temuto da milioni di deportati, il cui solo nome incuteva terrore, fosse un essere così vicino all’uomo medio? Contraddittorio, superficiale, perfino goffo, Eichmann assomiglia a noi più di quanto si possa immaginare. Ma è proprio qui, in fondo, che prende forma il male: nella più comune e insospettabile piccolezza umana.

Commento:
Ce lo siamo chiesto tutti, ascoltando le testimonianze dei sopravvissuti, leggendo libri, guardando film e documentari… come si generò la Soluzione finale? Cosa portò, negli anni della Seconda guerra mondiale, Hitler e i suoi sodali a sterminare milioni di ebrei, zingari, omosessuali, disabili, oppositori? Ce lo chiediamo davanti a ogni guerra, discriminazione, manifestazione di odio, intolleranza, barbarie: dove, come, quando, perché, da chi comincia il male? Il dialogo-intervista che Stefano Massini inscena in queste pagine può essere un buon punto da cui partire nel rispondere a questi interrogativi. A fronteggiarsi sono, in un botta e risposta immaginario, ma plausibilissimo, la filosofa Hannah Arendt e il… - funzionario? Gerarca? Aguzzino? Impiegatucolo? – nazista Adolf Eichmann. Scopriamo, in queste pagine, il ritratto di un uomo che, ben lungi dall'icona di genialità e potenza che vorrebbe ispirare, è profondamente, meschinamente, spaventosamente umano: sì, perché il male mostra qui, nelle parole di quest'uomo, nelle ragioni che lo muovevano, tutta la sua più profonda ed evidente banalità. E forse avremmo preferito che Eichmann fosse un genio del male, un uomo malvagio, mosso dall'odio raziale, avremmo forse preferito vedere in lui un signore oscuro perfino più simile al suo Fuhrer, invece di ritrovarci davanti quest'omuncolo coi complessi di inferiorità. Un uomo che finge di essere ciò che non è, un uomo che orchestra e pianifica una macchina burocratica complessa e funzionale, uno che firma il verbale per introdurre il gas… per cosa? Per l'ansia di essere qualcuno, di ricevere approvazione, di non essere come suo padre. Fa rabbia leggere le sue parole, però serve. Serve a non agire come lui, a non voltarsi dall'altra parte, a non distogliere lo sguardo, a guardare in faccia l'origine del male che spesso è molto più vicina, molto più alla portata di quel che crediamo.
Dai verbali dei processi, dai documenti, dai saggi della Arendt, Stefano Massini con la sua prosa sincopata e d'effetto, crea un'opera d'impatto fortissimo, quasi una pièce teatrale, un dibattito a scena aperta, un processo ex post, implacabile e serrato come può essere la voce della coscienza, la voce di un Dio – semmai Eichmann ne adorasse uno – dinanzi al quale confessare i propri peccati, mettere a nudo le proprie meschinità. Un libro da leggere e rileggere, per non dimenticare mai che il male è molto più banale, molto più umano di quanto ci sembri.

Opera recensita: "Eichmann. Dove inizia la notte" di Stefano Massini
Editore: Fandango, 2020
Genere:
Pagine: 114
Prezzo: 12,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.


martedì 3 dicembre 2019

RECENSIONE: STEFANO MASSINI - QUALCOSA SUI LEHMAN


Sinossi:
Questa incredibile storia inizia sul molo di un porto americano, con un giovane immigrato ebreo tedesco che respira a pieni polmoni l’entusiasmo dello sbarco. È il seme da cui nascerà il grande albero di una saga familiare ed economica capace di cambiare il mondo. Acuto e razionale, Henry Lehman si trasferisce nel Sud degli Stati Uniti, dove apre un negozio di stoffe. Ma il cotone degli schiavi è solo il primo banco di prova per l’astuzia commerciale targata Lehman Brothers (perché nel frattempo Henry si è fatto raggiungere dai fratelli Emanuel e Mayer). Con il tempo, al cotone si sostituiscono il caffè, lo zucchero, il carbone, e soprattutto la nuova frontiera di un’industria ferroviaria tutta da finanziare; ai padri subentrano i figli e i nipoti, in un mosaico di umanità diverse, assortite, contraddittorie.
Spiazzante e pirotecnico, Qualcosa sui Lehman è un libro senza eguali, in cui non c’è più spazio per le tradizionali differenze fra generi: il romanzo si amalgama al saggio, l’epica al teatro, con continue incursioni nel cinema, nelle canzoni, e perfino nelle formule matematiche e nei fumetti. Una forma letteraria assolutamente nuova che, sfidando in un corpo a corpo artistico XIX e XX secolo, apre di fatto uno squarcio sul futuro.

Commento:
Era confuso, timido e senza alcuna idea di dove andare e cosa fare, Heyum Lehmann, quando partì da Rimpar, in Baviera, per vedere l'America. Era confuso, non più timido né taciturno, ma comunque senza alcuna idea di dove andare e cosa fare, Henry Lehman, quando sbarcò a New York e l'America se la vide tutta davanti. Così, dopo aver imparato a riconoscere la puzza di New York, i migliori liquori al primo sorso e il carattere delle altre nazionalità dopo un mese e mezzo di traversata, e dopo aver consultato un illustre rabbino, se ne andò in Alabama, al Sud, tra caldo, luce e piantagioni di cotone, ad aprire un negozietto di stoffe. E così, Baruch Hashem, tra una stoffa "First choice" e una massima estrapolata da uno dei lapidari biglietti del padre, Henry, la testa di famiglia, dopo le stoffe cominciò a commerciare cotone grezzo a prezzo maggiorato. Si sposò con Rose, ebbe dei figli, lo raggiunsero i due fratelli dalla Germania, Emanuel il braccio e Mayer la patata e nacque così la fiorente, intraprendente, spregiudicata, gloriosa Lehman Brothers. Cotone, zucchero, caffè, carbone, petrolio, ferrovia, telefono, radio, cinema, televisione, stampa, borsa, Wallstreet, New York… molti figli e nipoti dopo, la Banca Lehman Brothers era lì, in una parabola ascendente di continua espansione, a sfidare il tempo, la gravità, gli sconvolgimenti del mondo, a cavalcarli a briglie strette. In centocinquant'anni di storia, i Lehman hanno saputo rialzarsi, reinventarsi, adattarsi al tempo, creare mode, interpretare ed anticipare i bisogni dell'America e poi del mondo. Una famiglia fatta di menti brillanti, tutte diverse per carattere, inclinazioni, vissuto, tutte unite – più o meno volentieri – nella banca del presente proiettata in una corsa a velocità folle verso il futuro. Hanno superato guerre, crisi, lutti, avvicendamenti, ma la banca è rimasta in piedi, solida, sicura, in perenne ascesa… fino a quando……. Fino a quando la montagna non è crollata e il mondo con lei.
In Qualcosa sui Lehman, Stefano Massini racconta la storia di questa sorprendente famiglia e lo fa in modo sapiente ed originale: due cose rendono questo libro stupendo, la storia raccontata che di per sé non può non suscitare interesse, e la prosa scoppiettante, travolgente, irresistibile con cui è stata scritta. Monologo teatrale, saga familiare, biografia, reportage, romanzo storico, Qualcosa sui Lehman conta più di ottocento pagine che si leggono – che dico – si divorano in un lampo. Interessante, appassionante, stimolante, questo è un libro da cui si fa davvero fatica a staccarsi. Peccato solo per il finale che, a parer mio, è un tantino troppo affrettato, ma davvero, lo consiglio caldamente.


Opera recensita: "Qualcosa sui Lehman" di Stefano Massini
Editore: Mondadori, 2016
Genere: narrativa, saga familiare, biografia
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 816
Prezzo: 16,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9,5.