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martedì 12 luglio 2016

RECENSIONE: CAMILLA BARESANI - IL SALE ROSA DELL'HIMALAYA

Sinossi:

Duro, incalzante, corrosivo "Il sale rosa dell'Himalaya" racconta la disavventura di Giada Carrara, una trentenne milanese. Tutto ha inizio il 13 febbraio, in una sera di pioggia, mentre la ragazza aspetta un ospite molto importante, anzi, decisivo. La cena è pronta, ma, poco prima che l'uomo arrivi, mossa dall'assurda necessità di aggiungere una nota esotica ai sapori della serata, Giada esce di casa per comprare del sale rosa dell'Himalaya. I tacchi, il telefono, i capelli lisci, la fretta, l'attesa di un uomo che potrebbe cambiare il corso delle cose... All'improvviso entrano in scena due sconosciuti che stravolgeranno i suoi programmi, cambiandole la vita in modo ben diverso dalle aspettative. Giada vuole farsi strada. È furba, ma purtroppo scopre di esserlo molto meno della somma delle furbizie altrui. La sua lotta per affermarsi nel lavoro diventa, dopo quella sera di pioggia, la lotta della "biondina di via Massena" contro il mondo. Un conflitto non solo contro i cattivi conclamati, i mostri espliciti: anche contro i nemici sottotraccia che sono ovunque, dove meno te li aspetti, impliciti. "Il sale rosa dell'Himalaya" racconta l'avventura di Giada a partire dal momento in cui nulla potrà più essere come prima. Un romanzo sul tradimento e la sopraffazione, descritti con il tono distaccato e beffardo di Camilla Baresani, in un continuo contrappunto tra il dentro e il fuori di Giada.

 

“Il sale rosa dell’Himalaya”. Quando l’ho scelto mi sono detta: “titolo interessante, esotico, fa pensare a spezie, luoghi lontani ed idilliaci, colori, sapori, odori che portano calma, meditazione e pace interiore”.

Beh, niente di più sbagliato! Non aspettatevi niente del genere: questo libro è molto interessante, ma di idilliaco non ha proprio niente. A lettura ultimata, però, posso dire che anche la scelta del titolo ha un suo perché: il sale rosa dell’Himalaya è l’ingrediente in più, il tocco esotico che Giada, trentenne bergamasca che lavora a Milano, vuole aggiungere alla sua cena. Aspetta un uomo, un ricco industriale che, se tutto va come lei spera, diventerà il primo cliente della sua prima agenzia di comunicazione. Però Giada, troppo impegnata per cucinare e, a volte, anche per mangiare, non ce l’ha in casa il sale dell’Himalaya… così, nonostante la pioggia, esce a comprarlo, già agghindata per la cena, tacchi alti, vestito da sera, borsa, immancabile smartphone… non ci sono taxi disponibili, perciò decide di prendere il metro, ma a pochi passi dalla fermata un mendicante dall’alito cattivo e dalla faccia deturpata la avvicina per chiedere una sigaretta. Lei lo scaccia con brutalità, ma quello si aggrappa alla borsa. Il telefono di Giada cade, lei si china a raccoglierlo e l’uomo ne approfitta… da quel momento per Giada comincerà una disavventura che mai, nella sua vita frenetica, rigorosamente organizzata, nella moderna, ordinata, sicura Milano, mai Giada avrebbe pensato che potesse capitarle. Viene rapita e condotta nella degradata periferia milanese, in balia di due personaggi così disperati da non avere neanche un piano, un’idea di cosa fare di lei dopo averla brutalmente violentata ed umiliata.

Con uno stile duro, distaccato, assolutamente privo di fronzoli, coinvolgimenti emotivi o considerazioni soggettive, Camilla Baresani analizza spietatamente i pensieri di Giada che vede la sua vita cambiare radicalmente, il suo futuro sgretolarsi rapidamente insieme al suo passato ed a tutto quello che credeva di aver costruito con arguzia, calcolo e freddezza. Ma non basta! La Baresani ci offre anche un’analisi altrettanto acuta della psicologia dei personaggi che ruotano o ruotavano intorno a Giada, i cui comportamenti denotano la mutevolezza dei sentimenti, delle opinioni, persino dei fatti se estrapolati dal contesto ed osservati da punti di vista differenti.

Così, paradossalmente, quando qualcuno finalmente si accorge della scomparsa di Giada, nessuno pensa all’ipotesi di un incidente, di un rapimento, ma tutti si affannano a cercare una falla nella sua immagine perfetta, un amore proibito, una fuga coi soldi, una “storia di corna”… ma nessuno, in fondo, cerca veramente lei. Mentre Giada è prigioniera in un rudere a due passi dalla città, la sua vita viene messa in piazza, analizzata, smontata e rimontata più volte da chi non l’ha mai conosciuta eppure si erge a giudice della sua moralità. E i cosiddetti amici e familiari? Apparentemente sembrano preoccupati per lei, ma in realtà ciò che li assilla è invariabilmente il desiderio di apparire, di avere pubblicità o di non essere danneggiati dalla sua scomparsa. L’esempio lampante è fornito proprio dall’uomo che Giada avrebbe dovuto incontrare quella sera: quando si accorge che Giada non risponde né al cellulare né al citofono, non pensa di dare  l’allarme, ma la maledice perché è come tutte le altre e se ne torna beato alla sua bella villa, con la moglie servizievole, i figli e la pasticceria dove fa colazione ogni mattina.

Beh, vi ho detto molto, è vero, ma vi consiglio di leggere questo libro perché fa riflettere sul nostro mondo così iperinformato, sempre alla ricerca della notizia bomba, ma distratto dai particolari importanti, dalla verità e poco attento alla vita delle persone, quella vera, non quella dei rotocalchi e dei pettegolezzi da bar. Credo, poi, che lo stile della Baresani dia quel tocco di disillusione che rende il tutto più drammaticamente reale.

 

Opera recensita: “Il sale rosa dell’Himalaya” di Camilla Baresani

Editore: Bompiani, 2014

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Milano

Pagine: 179

Consigliato: sì.

 

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