Sinossi:
Sono passati cinquant'anni
da quando è stato scritto, ma continuiamo a vederlo, Holden Caufield, con
quell'aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e la
sua "infanzia schifa" e le "cose da matti che gli sono capitate
sotto Natale", dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una
bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. La trama è tutta
qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri,
il suo umore rabbioso, ad andare in scena. Perché è arrabbiato Holden? Poiché
non lo si sa con precisione, ciascuno vi ha letto la propria rabbia, ha assunto
il protagonista a "exemplum vitae", e ciò ne ha decretato l'immenso
successo che dura tuttora. È fuor di dubbio, infatti, che Salinger abbia sconvolto
il corso della letteratura contemporanea influenzando l'immaginario collettivo
e stilistico del Novecento, diventando un autore imprescindibile per la
comprensione del nostro tempo. Holden come lo conosciamo noi non potrebbe
scrollarsi di dosso i suoi "e tutto quanto", "e compagnia
bella", "e quel che segue" per tradurre sempre e soltanto
l'espressione "and all". Né chi lo ha letto potrebbe pensarlo
denudato del suo slang fatto di "una cosa da lasciarti secco" o
"la vecchia Phoebe". Uno dei libri del Novecento che tanto ha ancora
da dire negli anni Duemila.
Commento:
Eccoci qui… un altro libro cult che a me non è piaciuto. Sì,
perché, mio malgrado, il racconto che il sedicenne Holden ci fa dei due giorni
intercorrenti tra la visita al professor Spencer e il momento in cui è al parco
con Foebe non mi è piaciuto. E non mi sono piaciuti neppure i tanti riferimenti
al suo passato, alla sua "infanzia schifa", ai genitori, alla scuola,
ai coetanei, alle ragazze… non mi è piaciuto il modo in cui Holden affronta – o
non affronta – la vita, la quotidianità… eppure la trama, il messaggio, il perché
di questo libro è tutto qui, nella rabbia atavica e disfattista di Holden e nel
male di vivere che gli attanaglia l'esistenza. E non è che non avesse modelli
positivi, non è che fosse stupido o emarginato… i guai di questo ragazzo
sperduto e confuso gli venivano proprio dal suo atteggiamento, dalle sue
paturnie, dal suo rapporto travagliato con gli altri, dal suo approccio negativo
verso il mondo. Quelli che a Holden sembrano drammi insormontabili sono in
realtà ostacoli che ciascuno di noi incontra e affronta ogni giorno. Ed arrivo a
capire che Salinger volesse esagerare il comune sentire degli adolescenti, che
forse intendesse proprio aprire gli occhi agli adulti sui comportamenti
apparentemente strani o masochistici degli adolescenti che in realtà
costituiscono campanelli d'allarme contro l'insofferenza e l'abbattimento. Ma
non accetto che in questo libro, che pure ha raggiunto il suo scopo se è
rimasto agli onori della gloria per sessant'anni, non ci sia una forma di
redenzione, un riscatto di questo ragazzo che vada oltre i discorsi e i
consigli degli adulti. Poi, letterariamente, è fuor di dubbio che Holden sia un
Personaggio di tutto rispetto, con tutti i suoi modi di dire, con la sua sgangherata
moralità e la sua scala di affetti e valori che forse è l'unica cosa che lo
tiene aggrappato alla vita. Però, sebbene non possa non consigliarlo aprioristicamente
e mi renda conto del suo valore intrinseco, non è una lettura che mi ha
soddisfatto e che ripeterò.
Opera recensita: "Il giovane Holden" di J. D.
Salinger
Editore: Einaudi, prima ed. 1951
Genere: narrativa americana
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 248
Prezzo: 12,00 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 6.
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