Sinossi:
Dopo lo spettacolo
"Ausmerzen", anche per rispondere alle domande che lo spettacolo
stesso aveva creato, Marco Paolini si è immerso per un anno nella scrittura,
rielaborando e tessendo in narrazione una mole enorme di dati, alcuni dei quali
- tra i più sconvolgenti - quasi sconosciuti. L'interrogazione su eugenetica,
scienza ed etica, e sulle politiche del potere si fonde nel racconto. Un
narratore appassionato, pieno di sdegno e pudore, e non privo di humour, ci
consegna così un libro di feroce potenza, destinato a diventare necessario. Per
tutti. Con uno scritto di Mario Paolini.
Commento:
Dopo aver visto su youtube, un paio d'anni fa, l'omonimo
spettacolo realizzato sempre da Paolini ed andato in onda su Lasette, mi era
rimasta la voglia di leggere il libro, di approfondire.
Come dice Paolini, questa è roba che fa male, ci vuole uno
sforzo per rimetterci mano. Perché lo sappiamo che ci fu uno sterminio, che ci
furono i campi di sterminio, che ci morirono milioni di persone. Ma qui si
parla di persone considerate difettose, cui non fu data né una prima né una
seconda possibilità, di vite indegne di essere vissute, di coloro che morirono
prima degli zingari, degli ebrei, degli omosessuali, degli antinazisti, e
continuarono a morire dopo, dopo la liberazione, dopo che tutto il resto era
finito. Action T4 si chiamava il progetto pensato per eliminarli (Ausmerzen vuol
dire appunto questo): oggi se ne parla poco e in ambienti settoriali e
specifici. Perché? Perché fa male anche solo pensarci. Fa male pensare che qualcuno
(molti) ritenesse che non vi fosse una sola ragione per lasciare in vita
disabili – bambini e adulti – per la maggior parte tedeschi, che tutti – anche i
civili, i normali cittadini – sapessero, che ad occuparsene furono tedeschi
(non necessariamente nazisti) tra cui infermiere, medici, suore! Eppure è
successo, una barbarie nella barbarie, insensata ed atroce. E ci sono i
rapporti, i documenti che dimostrano che sì, chi c'era sapeva cosa accadeva.
Tutto trova fondamento nelle ricerche di eugenetica di Galton e Bell, non in
Germania, ma in America. Alla Germania non l'esclusiva, ma la palma d'oro per
l'applicazione e la diffusione delle idee di annientamento delle vite indegne
di essere vissute, con i suoi centri all'avanguardia, la sua medicina di
eccellenza, i suoi psichiatri iperprogressisti, il libricino di un medico e un
giudice e quell'altro libro, quello scritto da un futuro dittatore, che
sembrava tanto lo "sfogo impotente di gente che abbaia ma non morde in un
momento in cui le cose vanno male". Sappiamo tutti come finì.
C'è la crisi, c'è poco per tutti, allora perché dividere
quel poco anche con chi costa e non produce? Con il "mangiatore
inutile", il cieco, il sordo, il pazzo, lo storpio, lo psicopatico? Così,
nel 1933 in Germania venne promulgata la legge per la sterilizzazione di coloro
che furono definiti "geneticamente inaccettabili" e dopo il 39 si
passa dalla sterilizzazione all'eliminazione. E un bel giorno il tuo medico di
famiglia bussa alla tua porta e ti dice che c'è la possibilità di un
trattamento innovativo per tuo figlio disabile; tu firmi l'imprescindibile
consenso, tuo figlio parte e tu pensi: "avrò fatto la scelta giusta?".
Dopo un po' ti arriva una lettera dall'ospedale che ti comunica un
trasferimento improvviso, ordinato dal commissario del Reich e che l'ospedale
non sa dove sia stato mandato tuo figlio. O magari nella lettera ti comunicano
che tuo figlio è morto per cause naturali e che, data la gravità della sua
patologia la morte è da considerarsi una liberazione. Indichi, signora, a quale
cimitero inviare l'urna con le ceneri. Trecentomila vite bruciate così. E no,
non ci sono giustificazioni che tengano. Parole d'ordine: efficacia e
segretezza; la macchina è ben oleata, funziona tutto a meraviglia. Tutti
conosciamo Auschwitz, Bukenvald, Birkenau, ma quanti conoscono Arteim,
Grafenet, Adamar, Caffbeuren, Brandemburg? Eppure furono questi i centri di
uccisione teatro di questi omicidi di massa: macelli travestiti da cliniche in
cui si sperimentarono, prima del grande utilizzo, camere a gas e forni
crematori.
Il libro di Paolini non vuole – e non può – essere una
trattazione esaustiva della questione, né si può dire che sia la pubblicazione
più obiettiva su questa storia. Si vuole, qui, cercare di ricostruire come andò,
raccontare una storia – una realtà – conosciuta da troppo poche persone. Si
legge in un pomeriggio, ma i brividi, il dolore e lo sconquasso che si lascia
dietro sono difficili da digerire. E sbaglia chi liquida tutto questo come
passato: è qualcosa che ci appartiene, ci passa vicino, è dentro di noi. E
serve parlare, leggere, ascoltare, perché ha ragione Primo Levi: è necessario
conoscere, perché ciò che è accaduto può accadere ancora.
Opera recensita: "Ausmerzen" di Marco Paolini
Editore: Einaudi, 2012
Genere: saggio
Ambientazione: Germania
Pagine: 176
Prezzo: 12,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.
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